di Marco Tarozzi
Danilo Cecconi se ne è andato quattordici anni fa, dopo aver lottato contro il male fino all’ultimo, con la stessa grinta con cui lottava sui campi di gara. Oggi andrebbe verso le cinquantotto primavere con tante storie di sport da raccontare. Non è mai finito sotto i riflettori, per scelta: la sua vita, la sua passione erano quegli sport considerati, frettolosamente e ingiustamente, minori. Di più: lui, da sempre, andava a sceglierseli davvero “estremi”, l’importante è che avessero dentro il senso di avventura, il contatto con la natura, un traguardo da raggiungere. Se quel traguardo era interiore, tanto meglio.
Danilo era nato in queste terre, a Medicina: uomo della Bassa per eredità paterna, ma con radici ben piantate in Val di Non, dove era nata la mamma. Origini a Tret, il paese che ha dato i natali alla Ciaspolada, che tante volte lo ha visto in prima fila al via, e ha influenzato le sue scelte sportive. E che atleta è stato, Danilo: a sedici anni ha corso la sua prima Firenze-Faenza, sulle tracce del Passatore; ha praticato sci nordico, sci alpinismo, ciclismo e atletica. Era inesorabilmente attirato da tutto ciò che era “no limits”, dalle granfondo ciclistiche al wintertriathlon. Quando, agli inizi degli anni Novanta, scoprì il triathlon, capì subito dove sarebbe arrivato: naturalmente all’Ironman, la prova più grande, dura, importante, che ha completato cinque volte, sempre a Roth, con un personale di 9h53’.
Nel suo modo di intendere e praticare lo sport c’erano sempre un entusiasmo contagioso, una passione infinita e un profondo rispetto per l’avversario. E’ stato un grande atleta, ma dello sport gli piaceva conservare i valori più veri. Il senso del gruppo, dell’amicizia, la passione per il “terzo tempo”, che vale nel triathlon come nel rugby. Ha lasciato a ricordarlo una famiglia, un bambino che si è fatto grande senza di lui, Niccolò. E gli amici, i compagni di squadra di quella che fu una grande avventura nel segno del Team Pasta Granarolo. Insieme lo hanno pianto e rimpianto, insieme oggi continuano a ricordare il suo sorriso aperto e fraterno.